Un‘edicola virtuale ma molto reale, dedicata all’editoria indipendente. “Una vetrina tutta in italiano per riviste indipendenti di valore, curate nell’estetica e nei contenuti, selezionate per dare, a chi vorrà fare parte della nostra community, pezzi esclusivi da collezione” racconta Anna Frabotta, fondatrice del progetto.
Ho chiesto ad Anna di raccontarmi come tutto ha avuto inizio e perché.
Il naming che hai scelto – Frab's Magazine & More – deriva dal tuo cognome. So che però c'è anche una storia un po' curiosa dietro. Ce la racconti?
Mi chiamo Anna Frabotta e sì, Frab’s Magazine & More deriva proprio da lì. Ma non è tutto, naturalmente.
La scelta del nome della mia famiglia è stata dettata anche e soprattutto dai ricordi condivisi che ho con tutti loro. Da che ho memoria, ricordo di aver sempre sentito mia madre chiamare così mio padre: Frabs. Frabs è mio padre ma per esteso ogni membro della nostra famiglia: ci chiamiamo così tra sorelle e, per identificare tutti, lo usiamo come fosse un genitivo sassone all’inglese.
Eccoci, noi siamo i Frab’s.
Di cosa ti occupavi prima che nascesse Frab's?
In realtà me ne occupo ancora, perché Frab’s Magazine è un’attività secondaria. Nasco come giornalista che si è poi dedicata all’organizzazione di eventi. Passo le mie giornate, quindi, in agenzia anche perché al momento Frab’s Magazine & More non ha ancora la forza per vivere di luce propria (leggi: sostentarsi – e sostentare me – da solo). Quando esco dall’ufficio però continuo a lavorare al mio progetto: senza questo tour de force infatti Frab’s non potrebbe esistere.
È difficile e richiede costanza e sacrificio, come tutte le cose che vale la pena fare.
La genesi del progetto è anche la tua personale resistenza. Una scelta e una esigenza di "riappropriarsi del bello", della cultura. Quando è maturata in te?
Come mi piace ripetere, per me la rivista è un atto di resistenza nel tempo storico che fa dell'incultura un valore. Proprio alla cultura, di cui questi tempi c’è un disperato bisogno, vengono tagliati i fondi e le gambe e viene sempre più percepita come qualcosa di sbagliato, figlia dell’arroganza.
La rivista è un atto di resistenza nel tempo storico che fa dell'incultura un valore.
Poiché in questi tempi io ci devo vivere però, ho deciso di non arrendermi e di riprendermi quello spazio culturale che è stato invaso e abbruttito. Ecco perché ho fortemente voluto Frab’s: perché so di non essere sola e so che questa è una resistenza condivisa. Ci sono tante persone là fuori che vogliono dire un gigantesco NO a questo momento cupo e alla progressiva perdita del sentire il bello e a me piace pensare di essere un piccolo tassello di una resistenza culturale necessaria.
Lo studio, la cultura e la conoscenza sono le basi fondanti della società, anche se intorno a noi tutto farebbe presupporre il contrario. Parte da qui la necessità e l’impegno di difendere l’attività culturale e, nello specifico, l’editoria. Attraverso la carta e l’inchiostro portiamo ai nostri lettori il pensiero libero degli autori indipendenti.
Nello shop si può perciò trovare la mia personale selezione di independent magazines: prodotti editoriali di valore, che restituiscono un apporto culturale e artistico per me significativo.
Come scegli le riviste e le tematiche?
Le tematiche spaziano tantissimo: dalla fotografia alla letteratura, dalla cucina alla storia, passando per l’arte concettuale e molto altro. Per sceglierle (e sono una vera fanatica in questo) faccio tantissimo scouting online, specialmente su Instagram, e guardo molto cosa “bolle in pentola” in casa dei miei competitor, soprattutto esteri. Ma succede anche di innamorarmi di una rivista in un luogo fisico, proprio come successe a Riga, in Lettonia, quando Frab’s Magazine & More non era ancora un pensiero nella mia testa.Adesso che mi ci fai pensare bene, è stato proprio lì che ho capito, mentre attraversavo un periodo di cambiamenti, che era arrivato il “momento” per me. Entro in questa incantevole libreria, sfoglio qualche volume, acquisto “Womankind”: una rivista indipendente fondata nel 2014. Qui leggo della storia di un ragazzo scozzese che a 31 anni ha mollato tutto, cambiato radicalmente vita e aperto la sua libreria indipendente.
Ho pensato fosse un segnale, o forse semplicemente, una splendida coincidenza. In quel momento, tra le altre cose, anch'io avevo 31 anni.
A parte l'amore per i progetti editoriali, cosa muove le tue giornate?
Una mia passione da sempre sono i viaggi. Mi piace vagare per le città d’arte, perdermi improvvisamente in qualche mostra, scoprire sempre cose nuove e nuove ispirazioni. Non è raro sapere di me che mi imbarco su un last minute, anche solo per qualche giorno.
Le mie passioni sono indissolubilmente collegate alla mia professione, visto che mi muovo in un territorio fatto di parole, arte, cultura, insomma del bello in generale. Sono fortunata, lo ammetto, e di questo sono grata.
Quando e come Shopify è diventato parte attiva del progetto?
All’inizio di tutto fu Dario, il mio ragazzo, a darmi una mano per mettere in piedi il sito. Avevamo scelto Wordpress come CMS ma ci eravamo immediatamente accorti di quanto fosse complicato gestire l’ecommerce. Dopo il primo periodo, quindi, abbiamo cercato una soluzione alternativa, che potesse supportarci con le stesse funzionalità e avesse le stesse performance, ma fosse al contempo più facile da usare.
Personalmente, ci sono tre fattori che mi hanno reso un utente felice Shopify: la grande varietà di temi per la personalizzazione (me ne sono innamorata subito!), l’ottimizzazione per mobile e l’App, che ti consente di fare tutto quello che desideri, dalla gestione gli ordini all’aggiunta di nuovi prodotti. Questo è particolarmente utile quando sono in giro e non ho la possibilità di collegarmi da desktop ma devo comunque gestire il mio business.
L’aggiunta di prodotti allo store, ad esempio, è semplicissima: puoi farlo singolarmente – caricando le foto dei prodotti e aggiungendo descrizioni, prezzi e varianti – oppure importando un file CSV esistente con tutte le informazioni sui prodotti stessi.Hai una work routine?
Come ti accennavo prima, sostanzialmente ho due lavori. Al mattino curo l’organizzazione di eventi in ufficio, alle 17 stacco e torno a casa per occuparmi di Frab’s Magazine & More. Durante il weekend, oltre allo scouting e alla gestione dell’ecommerce, pianifico i contenuti per raccontare il progetto sui social media – anche qui, con particolare attenzione al “bello”, all’estetica. Credo che il mio feed Instagram ne sia la prova!
Quello che mi contraddistingue è il non avere pressoché tempi morti: ad esempio, mentre sono in treno mi dedico ai contenuti da postare nelle Stories.
Regalaci tre riviste che hai nel cuore. Quali faresti scoprire ai lettori del nostro blog?
Prodotto e stampato in Cina, arriva con traduzione dall’inglese e porta con sé molte sorprese. Ve ne svelo una: gli autori hanno personalmente composto il prodotto, che non presenta alcuna rilegatura. La rivista è suddivisa (destrutturata appunto) in 10 fogli con fotografie, metriche e testi disseminati all’interno, creando un bellissimo esempio ludico di design concettuale.
2. RVM: rivista italiana che si occupa di fotografia, editoria fotografica, organizzazione di workshop, curatela e produzione di mostre. Ogni numero è come apporre un filtro alla vita: attraverso il colore vengono indagati i più variegati aspetti della contemporaneità.
È un prodotto di altissimo livello culturale che, tra l’altro, ha vinto diversi premi e che mi rende orgogliosa: ogni volta che la stringo tra le mani penso a quanto di bello siamo capaci di realizzare in Italia. Ah, è in doppia lingua (ita\eng) così potrete prestarla (ma fatevela rendere, mi raccomando!) anche a chi non si destreggia con la nostra lingua.
3. Quanto: è un magazine letterario, un racconto, qualcosa al confine tra la distopia e la fantascienza. Il primo numero vi farà innamorare, ne sono certa! In 500 copie (tiratura limitata), regala una duplice esperienza di lettura. La componente tattile della rivista è sorprendente: diverse consistenze, trasparenze, porosità della carta. La storia passa prima dalla sensazione fisica e poi, in un secondo momento, vi fa immergere nella scrittura. Che è coinvolgente e si completa magistralmente con le illustrazioni.
Curiosi? Potete leggere la sinossi dell’opera qui.
Come pensi di far crescere Frab's? Qual è la tua prossima meta?
Già questo settembre-ottobre girerò molto con le mie riviste perché credo che il contatto diretto con le persone e gli appassionati di magazine indipendenti resti comunque fondamentale. Il secondo fine settimana di settembre volo ad Amburgo per l'Indiecon, uno dei principali festival tedeschi dedicati al settore. Dal 20 al 22 settembre invece sarò a Firenze Rivista. A questi due importanti eventi, in ottobre e novembre si aggiungono partecipazioni a festival musicali e artistici sia in Emilia-Romagna che a Roma. L'intento è sempre lo stesso: far sì che quante più persone possibili si innamorino di questi progetti editoriali di altissimo valore culturale.
In primavera, invece, partirò con un ciclo di incontri in locali selezionati della Romagna dove ospiterò editori, principalmente italiani, chiamati a raccontare le loro riviste.
Dove spero di arrivare? Beh, spero che un giorno Frab's sia anche il nome di un festival di editoria indipendente periodica, magari con un suo premio che abbia valore anche a livello internazionale.
Insomma, se lo fanno in altri paesi, perchè non farlo anche da noi?
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