Per chi ha un ecommerce, o semplicemente per chi fa shopping online, il 2018 è stato un anno memorabile. Proprio in quell’anno, infatti, è entrato in vigore il Regolamento sul geoblocking.
Si tratta del Regolamento del Parlamento europeo e del Consiglio 2018/302 del 28 febbraio 2018, recante misure volte a impedire i blocchi geografici ingiustificati e altre forme di discriminazione basate sulla nazionalità, sul luogo di residenza o sul luogo di stabilimento dei clienti nell’ambito del mercato interno.
Questo regolamento ha rivoluzionato l’ecommerce tanto quanto il GDPR (il Regolamento europeo sulla privacy entrato in vigore sempre nel 2018), e forse anche di più.
Il contesto nel quale è nato il Regolamento sul geoblocking
Prima dell’applicazione del Regolamento sul geoblocking, molti siti di ecommerce consentivano l’acquisto solo ai clienti del proprio Paese o reindirizzavano gli utenti ai rispettivi portali nazionali.
Ad esempio, se un consumatore italiano voleva acquistare su un sito tedesco, dopo aver scelto il prodotto, al termine del procedimento di acquisto, veniva reindirizzato alla pagina italiana del sito. Qui, però, lo stesso prodotto poteva non essere disponibile, o magari non era disponibile allo stesso prezzo.
A causa del geoblocking, inoltre, alcuni negozi online non accettavano carte di credito emesse da banche di altri Paesi europei. Altri invece negavano la registrazione agli utenti con un indirizzo fisico in un altro Paese.
Disneyland Paris è stato uno degli esempi più celebri di geoblocking. Il parco di divertimenti era finito nel mirino della Commissione per aver applicato prezzi maggiorati ai clienti tedeschi e inglesi che acquistavano online.
Statistiche sui siti che praticavano il geoblocking
Secondo un'indagine condotta dalla Commissione europea, il 63% dei siti web europei non consentiva ai consumatori di comprare da un altro Paese UE.
Per quanto riguarda i beni materiali, il geoblocking era praticato maggiormente nel settore degli elettrodomestici (l’86% dei siti lo applicava), ma anche in quello inerente al tempo libero (ad esempio per i biglietti di eventi sportivi, ambito in cui la percentuale si assestava al 40%).
Gli obiettivi del Regolamento sul geoblocking
Il Parlamento UE ha emanato il Regolamento sul geoblocking per l’ecommerce principalmente per contribuire allo sviluppo di un mercato unico digitale, che favorisca il commercio elettronico transfrontaliero. A questo scopo, la normativa approvata ruota su due principi essenziali.
Divieto di disparità di trattamento in base a nazionalità e luogo di residenza
Il Parlamento europeo ha ritenuto di vietare questo genere di restrizioni in quanto lesive dell’articolo 20 della direttiva 2006/123/CE sui servizi nel mercato interno.
Tale articolo dispone che gli Stati membri debbano assicurare che i prestatori di servizi stabiliti nell’Unione “non trattino in modo diverso i destinatari dei servizi sulla base della loro nazionalità o del loro luogo di residenza”.
Aumentare la tutela dei consumatori
Il Regolamento è stato incluso in una specie di “pacchetto normativo sul commercio elettronico” creato dal Parlamento europeo. Il pacchetto comprendeva la legislazione sui servizi transfrontalieri per il recapito dei pacchi, votata a marzo 2018, e la legge per rafforzare la tutela dei consumatori, già approvata dal Parlamento nel 2017.
Dalla sua entrata in vigore, il Regolamento è andato ad aggiungersi ad altri risultati storici quali l'abolizione delle tariffe di roaming per i telefoni cellulari e l'introduzione della portabilità transfrontaliera degli abbonamenti online.
Per comprendere le aspettative che erano state poste su questo regolamento, basta citare le entusiastiche parole della relatrice, Róża Thun:
"Questa nuova legge dell'UE sul geoblocking rappresenta un passo importante verso un mercato unico digitale ancora più competitivo e integrato, sia per i consumatori sia per i commercianti. Rappresenta inoltre un'altra pietra miliare nella lotta contro la discriminazione dei consumatori in base alla nazionalità o al luogo di residenza, cosa che non dovrebbe mai accadere nella nostra Europa unita. Abbiamo dimostrato che l'Unione europea può produrre risultati concreti per i cittadini di tutta Europa, apportando cambiamenti positivi alla loro vita quotidiana."
Le conseguenze dell’abolizione del geoblocking per l’ecommerce
Il regolamento ha consentito di eliminare le discriminazioni sulla base di:
- nazionalità dei clienti
- luogo di residenza
- luogo di stabilimento.
In breve, ecco le conseguenze dell’abolizione del geoblocking:
- i merchant devono trattare gli acquirenti di altri Paesi come quelli locali, garantendo accesso agli stessi prezzi, prodotti e servizi
- i consumatori possono fare acquisti online su qualsiasi sito dell’Unione Europea, senza essere automaticamente bloccati o reindirizzati ad altri siti
- gli acquirenti online hanno un accesso transfrontaliero più agevole a prodotti, prenotazioni alberghiere, noleggio auto, festival musicali o biglietti per parchi di divertimento.
In particolare, in base alle regole, i merchant non possono operare discriminazioni tra clienti relativamente a termini e condizioni generali (prezzi inclusi) per:
- beni consegnati in uno Stato membro in cui l'operatore propone la consegna o che sono ritirati presso un luogo concordato con il cliente
- servizi forniti tramite mezzi elettronici, come il cloud computing, l'archiviazione dei dati e l'hosting di siti web
- servizi quali l'alloggio in alberghi e il noleggio auto, che il cliente riceve nel Paese in cui ha sede l'operatore.
La discriminazione ingiustificata dei clienti in relazione ai metodi di pagamento è stata vietata.
Pertanto, i commercianti non sono autorizzati ad applicare condizioni di pagamento diverse ai clienti per motivi di nazionalità, luogo di residenza o luogo di stabilimento.
Abolizione del geoblocking: gli ultimi aggiornamenti
Al momento, il geoblocking non si applica indistintamente a tutti i beni e servizi.
I contenuti digitali protetti da copyright (es.: ebook, musica, software o giochi online), non sono infatti coperti dal regolamento.
Tuttavia, a dicembre 2023 i deputati del Parlamento europeo hanno approvato una risoluzione, non vincolante, chiedendo di rivedere le norme dell'UE in materia di blocchi geografici per eliminare queste ultime barriere, con particolare attenzione al settore audiovisivo.
Ciò significherebbe che un utente in Italia potrebbe abbonarsi ad un servizio in streaming di un altro Paese per vedere, ad esempio, le partite di calcio della Serie A.
Secondo la clausola di revisione, la prossima valutazione da parte della Commissione europea è prevista per il 2025. La valutazione dovrà tener conto, da un lato, del diritto degli utenti di accedere ai contenuti, e, dall’altro, dell’impatto che eventuali modifiche avrebbero sui detentori dei diritti di tali contenuti.
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Abolizione del geoblocking per l’ecommerce: domande frequenti
Cos’è il geoblocking?
Con geoblocking (o blocco geografico) si intendono le pratiche messe in atto dai venditori online, per ragioni commerciali, che limitano l'accesso dei consumatori ai siti web di altri Paesi membri. Anche quando l’accesso al sito è possibile, queste pratiche possono impedire al consumatore di effettuare acquisti di prodotti o servizi.
Cosa è cambiato con l’abolizione del geoblocking per l’ecommerce?
In breve, queste sono le conseguenze dell’abolizione del geoblocking:
- gli acquirenti di altri Paesi devono avere accesso agli stessi prezzi, prodotti e servizi degli utenti locali
- i consumatori possono fare acquisti online su qualsiasi sito dell’UE, senza venire bloccati o reindirizzati ad altri siti
- gli acquirenti online possono godere di un accesso transfrontaliero più agevole a prodotti, prenotazioni alberghiere, noleggio auto, festival musicali o biglietti per parchi di divertimento.
A cosa si applica l’abolizione del geoblocking?
Al momento la cancellazione del geoblocking si applica al settore dell’ecommerce, ma restano esclusi tutti i contenuti digitali protetti da copyright (come ebook, musica, software o giochi online).
La prossima valutazione da parte della Commissione europea si terrà entro il 2025, per analizzare la possibilità di estendere l’abolizione del geoblocking anche a questi prodotti e servizi.